Autore: RAFFAELLA CORRADO
PSICOLOGA SPECIALISTA IN PSICOLOGIA DEL LAVORO
Mangiare con gli altri costituisce un momento di convivialità, di condivisione: un momento intimo, un rituale in cui ha luogo uno scambio di sapori, di profumi e di interessi. Non importa circoscrivere l’atto al “sedersi a tavola” esso può avvenire secondo modalità diverse ma avendo lo stesso significato.
Il pasto evoca l’istinto primordiale che accomuna tutti nel processo biologico del rispondere allo stimolo “fame” con lo stimolo “cibo”. Si innescano, dunque, dinamiche che favoriscono lo scambio interpersonale o lo rafforzano; non è un caso che coloro che mangiano insieme a lavoro, mentre studiano o semplicemente ritagliano del tempo per questo atto, abbiano in seguito un rapporto più solido.
Durante il pasto c’è condivisione di significati: condividi con i tuoi cari il pranzo della domenica, momento sacro per la cultura italiana, trascorri il sabato sera o un momento festivo mangiando qualcosa perché ti gratifica, perché scandisce il tempo, perché è un momento individuale ma allo stesso tempo collettivo.
La preparazione stessa delle pietanze è un momento di incontro, una condivisione dei piaceri e di segreti frutto del lavoro pazientemente svolto dall’altro; costituisce quindi occasione di dedicare del tempo all’altro. Mangiare in compagnia fortifica la coesione sociale.