Quello che propongo oggi è un viaggio multisensoriale nel Cilento, Patrimonio Mondiale dell’Unesco per la Dieta Mediterranea, dove è nata, ricca di parchi naturali, mare e monti.
Nelle mie esperienze di food traveller mi piace sentirmi pienamente parte del territorio e della sua cultura. Parto con la cartina e mi costruisco mappe del sapore della memoria degli abitanti, delle narrazioni di tradizioni familiari, legate al cibo, seguendo il ritmo stagionale.
Mi piace ritornare nella terra dove sono nata, nel Cilento, alla riscoperta dei miei archetipi, perché, come mia nonna, ristoratrice/imprenditrice negli anni ’50, sono diventata cultrice del cibo, alla riscoperta di ricette non scritte che si tramandano da generazioni, narrate nelle cucine, nelle campagne, partecipando alla raccolta delle olive o dell’uva, o nella ricerca di erbe spontanee. O scoprendo i sentieri a dorso di un mulo, animale di trasporto tradizionale per i carichi di legna e mercanzie, ora adibito a “ciucciopolitana”.
La valorizzazione dell’identità di questi luoghi, oggi si esprime con una nuova formula di ospitalità, gli alberghi diffusi. Sono strutture alberghiere con elevata qualità dei servizi, dove le camere sono dislocate in più edifici di pregio, in un ambiente autentico e valorizzato nel suo patrimonio storico-culturale. Nel Cilento c’è un intero borgo, Morigerati, dove le antiche case del centro storico sono ambite da turisti europei, asiatici, e da chiunque scelga un turismo sostenibile.
Il borgo intero, con le sue botteghe, fa parte dell’offerta ricettiva. E’ come entrare in un museo contadino a cielo aperto, scoprendo gallerie d’arte nascosta fatte di strumenti ed attrezzi antichi, narrati dagli abitanti.
La ristorazione offre prodotti dell’agro biodiversità, a filiera corta o a km zero, con offerta non limitata alla stagionalità, poiché godibile nell’intero anno, gustandone tutti i prodotti.
Qui i valori del social eating trovano la loro espressione più intrinseca. Ci si sente parte di un territorio, scoprendone realmente l’ambiente ed apprezzandone l’immenso patrimonio storico ed artistico locale, oltre che gastronomico.
Chi ama la cucina mediterranea trova nel Cilento agricoltori custodi della terra che hanno riscoperto e recuperato colture antiche e dismesse, oliveti, vitigni e frutteti, valorizzando prodotti come i maracuocci, antichi legumi, prodotti da solo otto agricoltori nel paese di Lentiscosa.
Si possono gustare ancora la pasta fatta in casa, magari con grani antichi, oggi recuperati dalla tradizione. E poi come non perdersi nel dolce di una pastiera, o nel cioccolato che ricopre i fichi essiccati al sole, ripieni di noci tritate, che vi accompagnerà per tutto il viaggio. Questo e tanto altro, innaffiato da vini che sanno di sole e mare, forti di gradazione come le montagne che si ergono in questa terra. Il Cilento è un viaggio multisensoriale tra l’incanto dei siti archeologici di Paestum e Velia, il mare azzurro pieno delle famose alici pescate con la menaica, e da decenni contrassegnato da Bandiera blu, gustando le mozzarelle di bufala, la cui produzione oggi si sta convertendo al biologico. E scoprendo che le bufale sono coccolate con moderni strumenti di massaggio, per una produzione sempre più attenta all’ecosistema.
E poi ancora salumi come le soppressate, caciocavalli, di animali che pascolano nei prati, mangiando erba e fieno, ed ancora ghiande. E poi sui monti castagne e miele.
Il piacere del cibo, non solo nei suoi mille sapori, ma nella convivialità, nel piacere dell’accoglienza dell’ospite, sacro per definizione, a cui è da sempre riservato il meglio di ogni ricetta, e il pregio di alcuni cibi rari.
Si coniuga la più genuina autenticità della tradizione all’ innovazione, grazie a giovani imprenditori, tante donne, che stanno facendo la storia di questa terra il presente e il futuro delle nuove generazioni.
Un’imprenditrice – laureata, emigrata in Germania alla ricerca di lavoro, e poi ritornata per gestire i castagneti di famiglia, commerciando fragoline di bosco, castagne, in confetture, e in autunno ancora nei loro ricci – mi racconta: “Il grande nostro capitale è questo territorio. Si riparte dalla terra! Imprenditori che, come me, realizzano agricoltura sociale ed ecoturismo sostenibile con la tenacia di agricoltori resilienti”.
Articolo di Imma Tomay
Foto del piatto “Triiddi” di Giulia Ubaldi