Per il mondo del vino il 2023 inizia con una grande sfida da affrontare: l’ansia della recessione. Tra voci di costo lievitate e vendite in flessione, il momento è delicato per il mondo vinicolo, e potrebbe durare per tutto l’anno.
A dirlo è l’indagine dell’Osservatorio Uiv/Vinitaly, che mostra come il surplus di costi registrato quest’anno dalle imprese italiane, 1,5 miliardi, l’83% in più, a causa degli aumenti dei prezzi energetici e delle materie prime – complicherà i bilanci 2022 delle imprese.
Che cosa succederà al mondo del vino nel 2023
Relativamente al mercato, l’Osservatorio di Unione italiana vini e Vinitaly ha evidenziato per il 2022 una chiusura d’anno con vendite generali in calo dell’1% a volume (41,4 milioni di ettolitri), per un valore in aumento, grazie all’horeca e alla vendita diretta, del 6%, a 14,3 miliardi.
Molto meglio l’estero sulla dinamica valoriale, mentre i volumi sono attesi stabili in Italia e in leggera contrazione sui mercati internazionali. In particolare si tratta di Usa, Germania, ma anche Cina e ovviamente Russia. Il dato del valore – rileva l’analisi – non deve però trarre in inganno
L’incremento del 7% sul prezzo medio non basta a coprire i costi. Questo viene dimostrato dalle richieste delle imprese alla distribuzione di aumentare i listini mediamente del 12%. Un dato che rischia di minare il potenziale ottimismo dei numeri relativi all’incremento.
Per l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese: “Il vino italiano non è solo un prodotto bandiera ma un comparto sano che contribuisce in maniera determinante allo sviluppo economico e sociale del Belpaese. Affrontare con serietà e attenzione le dinamiche di un settore nelle sue fasi evolutive è un servizio che Vinitaly vorrà sempre più perseguire”.
Ecco che allora la sfida per il nuovo anno è decisa: difendere e valorizzare quello che indubbiamente è uno dei settori trainanti dell’economia del nostro Paese.