Vino e architettura: le cantine italiane dove la vendemmia è di design

Il connubio tra vino e architettura è il filo conduttore che ha ispirato il nostro viaggio alla scoperta delle più belle cantine italiane assolutamente da visitare.

Sono sempre più numerose le aziende vinicole che negli ultimi anni hanno affidato la realizzazione delle proprie strutture e cantine a grandi archistar internazionali, da Frank Ghery a Renzo Piano, da Mario Botta a Norman Foster fino a Santiago Calatrava.

L’intento è di unire il buon vino all’architettura e alla bellezza estetica del luogo dove produrlo, con soluzioni architettoniche sempre più ardite e originali, e di accostare le ricerche innovative nel campo dell’energia alla creazione di veri poli artistici e culturali. Le nuove cattedrali del vino sono edifici pensati per sperimentare, per valorizzare il territorio e per attirare consumatori e visitatori.

Vino e architettura: le cantine

Ca’ del Bosco – Erbusco (BS)

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Friday with a soft snow in Franciacorta. #enjoycadelbosco

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Perfetto connubio tra vino e architettura. Si entra dal Cancello Solare di Pomodoro e ci si inoltra in un territorio d’arte, con le opere di Mimmo Paladino e Mitoraj nel verde del giardino di Ca’ del Bosco, azienda fondata in Franciacorta da Maurizio Zanella. Ci sono luoghi che hanno un effetto magico su chi li abita, perché esprimono l’essenza e il valore di una passione. Uno di questi luoghi è la cantina di Ca’ del Bosco. Perché la fusione tra arte del vino, natura e cultura creano un effetto magico: toccano l’anima e i sensi delle persone. Per questo Maurizio Zanella ha voluto condividere queste emozioni, e aprire uno spazio fino a ieri riservato a tutti coloro che alla passione per il vino uniscono la predilezione per l’arte. La visione dell’incantevole natura si fonde con la provocazione intellettuale dell’arte: sculture sorprendenti collocate nel paesaggio, con i colori del bronzo, del marmo, dell’acciaio.

Cantina Petra – Suvereto (LI)

L’architetto svizzero Mario Botta si è ispirato ai templi precolombiani per disegnare l’avveniristica e geometrica megastruttura di Cantina Petra, progettata come un cilindro in pietra tagliato da una scalinata, azienda vinicola nella Maremma livornese di Suvereto. Rivestita di marmo di Verona, la cantina si inserisce sul pendio della collina per circa trecento metri, nel cuore della Val di Cornia, tra boschi di sughero, uliveti e macchia mediterranea. Cantina Petra, inoltre, ospita la mostra Cibo. Libertà. Umanità con le fotografie di Oliviero Toscani e il libro di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food. Botta ha osservato la trama geometrica della vigna che contrasta l’andamento ondulato del suolo, immaginando una struttura razionale con un solo fronte, a valle, fuori terra, posto su un pianoro allungato immerso nelle vigne. Al centro del lungo fronte si innalza un volume cilindrico rivestito di pietra di Prun che, tra le altre cose, accoglie i serbatoi per la vinificazione. Al piano terra poi scorre una lunga galleria che si arresta davanti a una parete di roccia, nel cuore della collina.

L’Astemia pentita – Barolo (CN)

Anima decisamente pop quella della cantina L’Astemia Pentita, dell’imprenditrice Sandra Vezza nel territorio di Barolo. Due grandi volumi sovrapposti appoggiati sulla collina dei Cannubi evocano le forme di due casse da vino fuori scala. Il cuore produttivo è completamente interrato e la cantina è circondata solamente da filari di vite, per rispettare l’ambiente e sottolineare la forte appartenenza al paesaggio. Dentro, gli spazi hanno materiali naturali legati alla produzione vitivinicola, come ad esempio la rafia, usata per avvolgere le bottiglie e proteggerle durante il trasporto. La pavimentazione evoca la natura e la tradizione, soffitti con grandi dipinti murali, realizzati da artisti locali, e arredi iconici di Gufram, come il divano Bocca, il Cactus, e la poltrona Roxanne.

Feudi San Gregorio – Sorbo Serpico (AV)

Si deve a Hikaru Mori e al suo progetto del 2001 la struttura della nuova cantina dei Feudi di San Gregorio, con linee essenziali e spazi di grande impatto sia all’interno sia nei giardini esterni, una delle prime cantine d’autore in Italia, esposta per ben due volte alla Biennale di Venezia. Gli interni e gli arredi, invece, sono stati curati da Massimo e Lella Vignelli. Dal 2011, con l’aiuto della gallerista romana Beatrice Bertini, è nato anche un progetto artistico con lo scopo di creare in situ, grazie ai progetti realizzati dagli artisti durante dei workshop in cantina, una collezione in situ permanente. La prima di queste opere è “Colature” di Vedovamazzei.

Planeta Feudo di Mezzo – Passopisciaro (CT)

Sorge in mezzo alla lava dell’Etna a metà strada fra i vigneti Sciaranuova e Montelaguardia, poco a sud del centro di Passopisciaro: è la cantina di Feudo di Mezzo, concepita da Planeta come un vero e proprio giardino di pietra all’interno di una colata lavica del 1566. La pietra nera è la dominante assoluta dell’architettura. Anche la barricata sembra un’antica pietraia.

Tenuta Castelbuono – loc. Cantalupo, Bevagna (PG)

Si deve ad Arnaldo Pomodoro il Carapace, la cantina-scultura della famiglia Lunelli dove nasce il Montefalco Sagrantino. Si lavora e si gusta il vino sotto una cupola ricoperta di rame e incisa da crepe che rimandano ai solchi della terra.

Fonterutoli – Castellina in Chianti (SI)

Una distesa di 650 ettari, 117 a vigneto, tra i 230 e i 500 metri sul livello del mare. Fonterutoli, la cantina definita dalla critica “la più impressionante di tutto il Chianti”, progettata dall’architetto Agnese Mazzei. È su tre piani, per consentire alle uve raccolte nel piazzale di “scendere” nelle varie fasi del processo di vinificazione e maturazione nel legno nel modo più naturale possibile: attraverso la forza di gravità. La barricaia è scenografica: una parete di roccia, a vista, chiude lo spazio dove si custodiscono ben 3.500 botti.

Tenuta Ammiraglia – Magliano in Toscana (GR)

Il design aerodinamico e futuristico della Tenuta Ammiraglia della famiglia Frescobaldi, ne fa una specie di astronave tra le pieghe delle colline. Progettata dagli architetti Piero Sartogo e Nathalie Grenon appare come una fessura lunga circa 130 metri che taglia il terreno. Ha una particolare copertura a sbalzo e un sistema di attrezzature in acciaio inossidabile e ferro zincato che affacciano direttamente sulla campagna. La cantina utilizza energia da fonti rinnovabili e ha il tetto ricoperto di piante, per favorire l’integrazione nel territorio e creare il microclima ideale nella barricaia sottostante.

Cusumano – Partinico (PA)

Ricavata da un antico baglio di fine 800 che oggi è utilizzato per le degustazioni e i banchi di assaggio, la cantina Cusumano è stata realizzata dall’architetto Fabrizio Ruffino. L’innovativa struttura architettonica esalta i forti contrasti e le peculiarità della terra siciliana. Si estende sia in superficie sia sottoterra. L’intera area comprende, oltre al centro di produzione, la barricaia interrata per l’affinamento, gli uffici e uno spazio di incontri ed eventi. Un perfetto esempio di minimalismo alla siciliana che unisce la tradizione del fare vino con l’architettura.

Cantina Su’entu – Sanluri (CA)

Gli architetti Mario Casciu e Francesca Rango hanno ampliato la cantina esistente nelle campagne del Medio Campidano, aggiungendovi un nuovo edificio a pianta quadrata con una corte centrale. Gli spazi funzionalmente seguono il processo di vinificazione, ma allo stesso tempo aprono lo sguardo sul territorio. Un unico volume, parzialmente interrato, ospita la barricaia. Dall’esterno Su’entu sembra chiuso e massivo, un cubo di pietra e intonaco bianco, ma le “bucature” sono aperte sul magnifico paesaggio circostante.