Come si fa a capire se è un buon vino, come degustarlo, come abbinarlo, e tante altre risposte a domande che i wine lovers si pongono sempre più spesso.

Il vino è una vera e propria passione per alcuni di noi e sempre più persone, meglio conosciute come “Wine lovers”, si avvicinano a questo alimento in modo consapevole soprattutto i più giovani.

Sapevate, per esempio, che i più antichi reperti fossili di tralci di vite risalgono a 2 milioni di anni fa e che sono stati ritrovati proprio nella nostra splendida Toscana? Il primo vino invece, o meglio la prima bevanda estratta dal succo d’uva risale invece al Neolitico.

Sul vino non ci batte nessuno. A dirlo è Coldiretti. Quest’anno si stima infatti, una produzione fra i 47 e i 49 milioni di ettolitri, che ci piazza al primo posto al mondo e tutto fa presagire che quella del 2019 sarà un’ottima annata. Crescono anche i consumi: un’analisi sempre della Coldiretti sulla base dei dati dell’OIV dice che sono aumentati dell’8% negli ultimi 5 anni.

Anche ci riteniamo dei veri wine lovers e per noi il vino è una vera e propria passione. Per questo vogliamo regalarvi alcune curiosità che forse non sapete ancora.

1. Come si fa a capire se un vino sa di tappo?

Secondo l’enologo Marco Mascellani, uno dei professionisti del comparto vino più apprezzati, allievo del notissimo enologo italianoRiccardo Cotarella: “Se ha un odore pungente, simile alla muffa, ed è molto sgradevole all’assaggio: è un difetto trasmesso dal tappo, e più precisamente da un fungo che attacca la quercia da cui si estrae il sughero che favorisce la produzione di TCA, ovvero il tricloroanisolo. Anche per questo si stanno diffondendo tappi molto simili a quelli di sughero nell’aspetto ma diversi per composizione. Ecco perché, prima di dire che un vino sa di tappo, è meglio guardarlo bene”.

2. Come si assaggia un vino?

“Anzitutto – prosegue Mascellani – si fa un’analisi visiva per controllare che il vino sia limpido e che quindi non presenti opalescenze dovute a processi di sedimentazione sintomatici di instabilità. Poi si fa un’analisi olfattiva. Si verifica cioè che il vino non sappia di tappo e che non abbia problemi di ossidazione che gli danno un sentore di marsala o, al contrario, di riduzione dell’ossigeno che provocano un cattivo odore simile a quello dell’uovo marcio. Quindi si beve per avere conferma che sia integro”.

3. Cosa sono i vini naturali?

“Tendenzialmente sono i vini fatti con il minor intervento possibile dell’uomo: in effetti non c’è una definizione univoca, né esiste un’etichetta per identificare i vini naturali. Ora esiste un disciplinare di produzione stilato da un’associazione di produttori che si definiscono appunto “naturalisti”, ma è semplicemente una sorta di autoregolamentazione che stabilisce il non utilizzo di qualsiasi coadiuvante tecnologico ad eccezione dei solfiti. Personalmente non ritengo la definizione “vini naturali” corretta», dice Mascellani.

4. Qual è la giusta temperatura per un vino?

“In generale – spiega Mascellani – bianchi e rosati dagli 8 ai 12 gradi, spumanti 6-10 gradi perché altrimenti si potrebbe compromettere la finezza del perlage, 16-20 gradi i rossi”.

5. Il rosso va sempre con la carne e il bianco con il pesce?

“Questa divisione – prosegue Mascellani – in macro categorie ha un suo fondamento: i vini rossi, grazie ai tannini, reagiscono con le proteine della saliva e ripuliscono la bocca dopo aver ingerito cibi succulenti e oleosi come la maggior parte delle carni appunto. È altrettanto vero che è sempre interessante sperimentare: uno spumante o uno champagne, grazie all’anidride carbonica, possono dare una piacevole sensazione di pulizia anche dopo un piatto di polenta con salsicce”.