Il piacere di mangiare bene sulle piste: non c’è più solo tradizione ma si trovano anche creatività e qualche sfizio, persino di pesce. Ecco i rifugi gourmet meritevoli di una sosta, dalle Valle d’Aosta all’Alto Adige.
Mai stato un problema mangiare bene sulle Alpi. In Val d’Aosta come in Lombardia, per non parlare del Trentino e dell’Alto Adige, si trovano tanti grandi ristoranti, in buona parte ospitati da famosi alberghi, ma anche da moderni boutique hotel. La provincia di Bolzano è un vero paradiso in questo senso, con una concentrazione di stellati che solo la Costiera campana e il Garda bresciano possono vantare. Ma l’esperienza più golosa, per chi ama le cime e il buon cibo, resta quella dei rifugi gourmet: il piacere di gustare un buon piatto, guardando la montagna innevata, migliora l’umore tanto più se si è arrivati per esempio dopo una bella sciata.
In Italia i primi rifugi sono nati verso la fine dell’Ottocento con l’inizio del turismo alpinistico ed escursionistico: punti di ristoro e di ospitalità, dove i viandanti in giro per le montagne potessero fermarsi la notte e godere di una cena, e una colazione, semplici e sostanziose, adatte quindi a combattere il freddo e la fatica.
Con il crescere del turismo, i rifugi si sono moltiplicati, la proposta si è diversificata e alcuni di loro, specialmente quelli sulle piste da sci, si sono trasformati in veri e propri hotel-ristoranti. Ci sono rifugi gourmet appunto dove l’esperienza culinaria sfiora quella stellata. Tanto è vero che per esempio in Alta Badia si celebra l’inizio ufficiale della stagione invernale culinaria con l’ormai classico ‘Gourmet Skisafari’. Un goloso tour sugli sci a quota 2000 metri dove grandi chef presentano i loro piatti in nove rifugi partner del comprensorio.
In Alta Badia c’è solo che l’imbarazzo delle scelta se si parla di rifugi gourmet. Potete trovare il Malga Goster dove le erbe e fiori vengono utilizzati per preparare piatti come la zuppa di fieno servita in un piatto scavato nel pane o gli Schlutzkrapfen alla farina di carrube, ripieni di formaggio d’alpeggio e conditi con pesto al pino cembro. Meritevoli di nota anche la Baita Daniel in Val Gardena e il Rifugio Jora in Alta Pusteria dove Markus Holzer ha creato un mountain dining resort, con un menu creativo a base di prodotti biologici della zona.
Poi c’è il Moritzino che ha superato il mezzo secolo di attività e domina la Alta Badia dai 2100 metri del Piz La Ila. Se alla sera, il ristorante permette di gustare anche pesce di mare come carni del Nebraska, durante il giorno si celebra il trionfo della cucina locale, a partire da uno strudel famosissimo nel comprensorio.
A Cortina, che nota per essere una delle capitali delle vacanze, troviamo diversi rifugi gourmet come Averau, ricostruito totalmente dieci anni fa e a 2.400 metri di altitudine, presso la Forcella di Nuvolau. Inserito dal Sunday Times tra i dieci migliori locali delle Alpi. Per i vacanzieri in zona suggeriamo anche una sostaal Rifugio Scoiattoli, in località 5 Torri, dove la tradizione ampezzana viene rivisitata con fantasia. Su prenotazione è imperdibile lo Speck in crosta.
Il regno della polenta taragna: Anche qui puntiamo su due rifugi sempre affidabili. Uno è il Mai Tardi a 1900 metri, nel cuore della Val Chiavenna: carne di Chianina allevata sul posto, le verdure dell’orto di famiglia, i formaggi della casa accompagnati dal miele. L’altro è il Rifugio Motta, vista mozzafiato sulla Valmalenco e terrazza fantastica. Immancabile e doveroso si potrebbe dire menu ipercalorico ma di grande godimento: gnocchetti di castagne e noci, polenta ‘taragna’ e stinco, ottimi dolci con lo strudel ai frutti di bosco.
Un piccolo cult è Meira Garneri, in Val Varaita: oltre a preparare i buonissimi Ravioles, è il regno della merenda sinoira, ossia il piccolo pasto che i contadini consumavano verso le 17, dopo aver finito i lavori nei campi. Sina in dialetto piemontese vuol dire cena: si tratta di un menu di cinque-sei portate frugali ma buonissime, riproposte integralmente in locali che valgono sempre la fatica per raggiungerli.
A Pila a 2230 metri di altitudine sempre amatissima è la Société Anonyme de Consommation: ex- baita dall’insegna originale. Ambiente rustico-chic con i piatti della tradizione valdostana. In Val Veny dominano il Courba Dzeleluna con ottime proposte tipiche e la Maison Vieille, che al di là di una spettacolare terrazza affacciata sul Monte Bianco, conquista per la carne cucinata sulla losa, una pietra scaldata direttamente sul fuoco.
Sopra La Thuile imperano la Maison Carrel e il Riondet. A Courmayeur, dove sono quotati La Chaumière e Alpettada Chopper, la storia è fatta dal Rifugio Bertone: escursionisti e sciatori vengono qui da tutto il mondo, mentre i prodotti sono rigorosamente locali e arrivano a dorso di mulo. La polenta viene preparata con quattro farine e cotta a legna: tra le ricette da provare ci sono quella con latte e quella “alla valdostana” con la fontina che i Cosson preparano e stagionano proprio in rifugio.
(Fonte La Cucina Italiana – Photo credit: COURTESY PHOTO)