L’export italiano torna a volare, dopo mesi di lockdown.
Secondo un’indagine di Tuttofood – la piattaforma internazionale per il settore agro-alimentare – le esportazioni di cibo italiano raggiungeranno a fine anno i 52 miliardi di euro di esportazioni. Una cifra record, mai registrata nella storia dell’Italia; una cifra che, però, potrebbe toccare livelli ancora più alti, se non fosse per il cosiddetto italian sounding – quel fenomeno di pirateria internazionale che utilizza richiami all’Italia sulle etichette di alimenti taroccati – con due prodotti agroalimentari nazionali su tre falsi. Ma, soprattutto, con un giro d’affari di 100 miliardi di euro, il doppio dell’export di cibo italiano nel mondo.
I dati Istat
Nonostate tutto, il risultato dell’export nostrano non è per nulla scontato, anzi: secondo l’Istat, infatti, il commercio estero nei primi 8 mesi 2021 ha segnato un deciso +13%. Ed è proprio questo trend in costante crescita che potrebbe portare il settore a quota 52 miliardi di euro.
Un traguardo che vale doppio poichè, sottolinea la Coldiretti, le difficoltà degli scambi commerciali e i lockdown nazionali hanno influito pesantemente sulla cucina italiana.
Quali sono i Paesi importatori di cibo italiano
Quali sono, nel dettaglio, i maggiori Paesi importatori del cosiddetto italian food? Al primo posto, sicuramente, la Germania, che registra un incremento del 9% a luglio, seguita da Stati Uniti (+3%) e Francia (+9%). Un discorso a parte merita invece la Gran Bretagna, dove a causa delle difficoltà della Brexit (ritardi e maggiori controlli in dogana) le vendite sono stagnanti.
Un falso che costa caro
A frenare, nonostante tutto, l’ascesa dell’export nazionale, i falsi Made in Italy: una situazione paradossale, considerando che i tarocchi hanno superato i 100 miliardi di euro, sottraendo opportunità economiche e lavorative al Belpaese. Sì, perchè se si portasse avanti, in modo coerente e strutturato, una lotta all’italian sounding, si potrebbero creare 300.000 posti di lavoro in Italia: così afferma Coldiretti, che stila la top 10 delle specialità più taroccate nel mondo.
I cibi italiani più taroccati al mondo
Ecco che allora in cima alla classifica troviamo la mozzarella, uno dei cibi italiani più conosciuti al mondo, grazie soprattutto al fiorente mercato del falso sviluppatosi negli Stati Uniti. E’ qui che ne vengono prodotti, ogni anno, ben 2 miliardi di chili (analisi Coldiretti). Una cifra che deve far riflettere, dal momento che corrisponde a venti volte il volume totale delle esportazioni di vera mozzarella italiana nel mondo.
Il discorso, purtroppo, esula dai confini degli Usa e arriva fino al Brasile e all’Argentina, dalla Thailandia allo Sri Lanka, fino alla Germania, dove il formaggio nostrano cambia addirittura nome in “Zottarella”.
Al secondo posto tra i prodotti più imitati, poi, ci sono Parmigiano Reggiano e Grana Padano, con l’infinita serie di varianti Parmesan, dal Parmesao al Reggianito.
In terza e quarta posizione ancora due formaggi come il Provolone e il pecorino Romano, diffusissimi soprattutto nelle Americhe, dagli Usa fino all’Argentina.
Non solo formaggi
E ancora: il salame, che a seconda dei Paesi acquista denominazioni di totalmente inventate. Un esempio su tutti? Il salame Calabrese, il salame Toscano o quello di Firenze, Milano e Genova.
La classifica vede al sesto posto la Mortadella, con i tedeschi tra i principali taroccatori, seguiti da Brasile, Argentina, Ungheria, Spagna e addirittura Qatar. E poi numerosi sughi e passate “italian style”, che vedono un mercato florido soprattutto in Francia, Belgio e Gran Bretagna.
Le imitazioni dei vini
Senza dimenticare la situazione dei vini italiani, a partire da quello più esportato all’estero, il Prosecco. E’ proprio lui che conquista l’ottavo posto “grazie” ad imitazioni come il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi.
Una situazione che purtroppo sarà destinata a peggorare, se l’Unione Europea decidesse di dare il via libera al riconoscimento del Prosek croato.
Obiettivo: aiutare l’export
La situazione attuale dei falsi Made in Italy influisce negativamente sulla produzione agroalimentare nostrana, il cui export “potrebbe essere nettamente superiore – afferma il presidente Coldiretti, Ettore Prandini – se dagli accordi venisse un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale”.