Alalunga

Quella di Alalunga è una storia di passione per il mare e per il territorio ligure. E’ la storia di Davide Busca e Mauro Mantero, amici di sempre, che hanno deciso di inseguire il loro sogno e di trasformare il loro pechereccio in un vero e proprio “ristorante sull’acqua”. Ci troviamo nel porto di Savona, più precisamente nella Darsena, circondata da case colorate e da ristoranti tipici.

Tra le numerose barche attraccate in porto ci sono anche loro, i ragazzi di Alalunga. Con il loro peschereccio, preparano ogni giorno fritti misti e panini di pesce ai turisti curiosi che si affacciano dal porto. Incontriamo Davide, uno dei due soci, e gli chiediamo di svelarci la sua storia.

Ciao Davide, raccontaci il tuo lavoro

Io e Mauro nasciamo come appassionati di pesca. Col tempo siamo riusciti a trasformare la nostra passione in un mestiere, e nel 2015 abbiamo acquistato una barca con licenza da pesca.

Nel 2017 all’attività della pesca si è affiancata una nuova avventura, ossia quella del nostro “ristorante sull’acqua”. Abbiamo anche costruito un piccolo laboratorio dove prepariamo il pesce. Abbiamo creato una rete d’impresa dove acquistiamo alcune specie dai nostri colleghi, quando non riusciamo a pescarle, e poi ovviamente noi le lavoriamo. Nel 2020 abbiamo acquistato anche un’altra barca.

Il peschereccio di Alalunga

Come è nato il vostro menu?

Quando eravamo in mare ci capitava di pescare alcune specie ittiche che erano sconosciute al grande pubblico, e così abbiamo fatto degli studi sulle qualità organolettiche di alcuni pesci che potevano essere valorizzati, come il barracuda, il lanzardo o il tombarello.

In base al tipo di pescato abbiamo pensato che i piatti migliori da proporre ai nostri clienti fossero il fritto misto e l’hamburger di pesce, riadattato ovviamente alle nostre esigenze. La nostra filosofia è di preparare pochissime cose ma con la massima qualità. Ci mettiamo davvero il massimo dell’impegno.

Il panino con il pesce dal menu di Alalunga

Che cosa significa, oggi, essere un giovane pescatore?

È un mestiere in cui non finisci mai di imparare, è u lavoro estremamente duro, che ti sottopone alle intemperie e a orari di lavoro importanti. Devi avere la passione, non è un “semplice” lavoro. Senza contare le normative e la burocrazia che a volte complicano il lavoro e lo rallentano. Se poi aggiungi questi due ultimi anni di pandemia, capisci bene come sia stato un periodo difficile, anche per tenere in vita l’attività.

Il lavoro della pesca è strettamente legato all’horeca e alla somministrazione, e ovviamente con i ristoranti chiusi ne abbiamo risentito. Adesso crediamo fortemente in una ripresa e speriamo di non sbagliarci, anche perché in questi due anni abbiamo deciso di acquistare un locale storico che era chiuso e lo abbiamo trasformato nel nostro ristorante! Ha inaugurato il 10 maggio.

pescatori Alalunga

Che cosa si mangerà nel ristorante “su terra” di Alalunga?

Vorremmo andare avanti valorizzando naselli, triglie, aragoste e altri pesci creando un menu che viene deciso dal mare, un menu ad hoc, che cambia ogni giorno.

Quello del ristorante Alalunga sarà un menu degustazione in base al pescato del giorno; ci rendiamo conto che, forse, è un azzardo, ma speriamo di essere capiti nel nostro progetto, speriamo che i clienti comprendano che troveranno poche scelte selezionate, ma sempre freschissime.

Il nuovo ristorante “su terra”

Com’è il vostro rapporto con il territorio?

E’ un rapporto molto stretto, in cui cerchiamo di valorizzare produttori e fornitori locali. Per esempio, ci appoggiamo a un pastificio artigianale di Varazze, usiamo solo olio ligure extra vergine. La nostra carta dei vini, poi, valorizza i produttori selezionati del territorio, con proposte locali come il Vermentino e il Pigato.

A proposito di territorio, che cosa offre quello ligure a chi desidera scoprirlo?

La Liguria offre tantissimo, e non parlo solo di mare. E’ una delle regioni con la maggiore diversità paesaggistica in Italia, perché in pochi chilometri passiamo dal mare alla montagna, c’è una biodiversità incredibile. I vini sono sapidi grazie alla salinità derivante dal mare, tutto questo è estremamente vendibile.

A livello turistico, purtroppo, il comparto infrastrutturale non aiuta (pensiamo solo alle autostrade). La Liguria potrebbe essere molto più sfruttata, ogni tanto per scherzare dico che bisognerebbe portare i riminesi qui e farli fare i docenti!

Avete al momento delle collaborazioni con enti turistici / associazioni del territorio?

Siamo dentro ittiturismo, il “fratello” dell’agriturismo, che ci permette di fare somministrazione, oltre che pesca.

Inoltre, abbiamo all’attivo alcune partnership, una molto importante con Costa Crociere, che ci permette di essere inseriti nel percorso dei turisti quando le navi attraccano in porto. La gita di Savona si conclude proprio con una tappa qui da noi, in cui le persone possono assaggiare le nostre specialità preparate al momento.  

Abbiamo anche un progetto di pescaturismo, grazie ad una legge regionale che consente di portare in barca i turisti. Li portiamo a pescare con noi, è un’attività importante perché prevede una duplice valenza sul territorio: da una parte valorizziamo il paesaggio, dall’altra li facciamo conoscere il nostro mestiere, quello che davvero è la pesca. Ci tengo a dire che non tutta la pesca è “assassina”, si può fare una pesca sostenibile con strumenti poco invasivi, ed è quello che facciamo noi. Siamo stati anche capofila in un progetto di smaltimento dei rifiuti nel mare, io prima mi occupavo proprio di rifiuti e ho unito questi miei due interessi.

Alalunga pescatori
La pesca di Alalunga

Che tipo di suggerimento vorresti dare a chi desidera fare il pescatore?

Non mi sento nelle condizioni di dare consigli a nessuno, se avessi il segreto sarei il primo ad essere a posto per la vita! Sicuramente essere pescatori è molto difficile, è un mestiere in cui non si finisce mai di imparare.

Io nella vita ho cercato di fare quante più cose possibili, con tanti sacrifici, e purtroppo vedo che non sempre questo approccio viene seguito dai giovani. Dico sempre che la situazione lavorativa è diversa dal mondo scolastico, occorre iniziare a darsi da fare, e poi vedere che cosa succede.

Non sempre, purtroppo, inseguire un sogno porta a un sostentamento economico, nel senso che ad un certo punto occorre tirare una riga e fare i conti. Però bisogna sempre provarci, per non avere rimpianti. In Italia il concetto di fallimento non è contemplato, ma all’estero sì, è normale provare e, nel caso, cambiare strada. Credo che facendo i giusti ragionamenti e credendo in un progetto si possano realizzare delle cose interessanti, sfruttando le energie della giovane età. Provare, insomma, ad inseguire il proprio sogno, meglio ancora se concreto.